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Lo smart working, per essere definito tale, dovrebbe rispondere a delle caratteristiche ben precise in quanto non basta consentire ai dipendenti di lavorare da remoto: la base di tutto è la cultura aziendale. Il cambiamento non riguarda esclusivamente la presenza in ufficio e nemmeno la tecnologia, le risorse umane e gli spazi. Per parlare di smart working è necessario prendere in considerazione tutto ciò che regola un'organizzazione ovvero i tempi, gli spazi, le risorse umane e, soprattutto, la cultura aziendale. Di conseguenza non possiamo parlare di smart working e definirlo telelavoro, né lavoro autonomo da freelance. Per arrivare a svolgere lo smart working è necessario investire in persone, spazi e comportamenti, portando il modo di lavorare ad essere più aderente allo stila di vita, quindi si tratta di un cambiamento radicale impossibile da attuare in pochi giorni, è dunque un progetto che richiede delle fasi operative e che parte dall'analisi della culture aziendale per poi concentrarsi sul benessere dei dipendenti, oltre a questo, prende in esame gli spazi aziendali dove ad attività diverse dovrebbero corrispondere spazi diversi e la tecnologia con dispositivi mobili, cloud e infrastrutture per un lavoro senza intoppi in qualsiasi momento. Il punto cruciale dello smart working è, senza dubbio, la cultura: la cultura del management deve abbracciare il lavoro smart e fondamentali devono diventare la fiducia, la trasparenza, la responsabilizzazione e la mentalità per raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati. La fase appena descritta, quella del cambiamento della cultura che sta alla base di un'impresa, è la parte più difficile e complicata in quanto spesso i collaboratori o i dipendenti non rispettano i comportamenti previsti e molte aziende si bloccano, ma è solo dopo essere riusciti a passare questa fase e a cambiare la cultura aziendale che è possibile procedere al lavoro da remoto.